Bruno ci ha scritto questa “lettera”. Ci è piaciuta e la pubblichiamo qui.
Cari Jacarandi: Daniele, Luca, Davide
Vi mando questa foto. Osservatela bene.
L’oggetto in primo piano lo conoscete: lo avete fatto voi. È facile che lo sguardo cada lì: è davvero in primo piano e per qualche effetto che dir non so mi è venuta così luminosa rispetto a tutto il resto che sembra che la luce le venga dal di dentro.
In realtà conoscete anche molte cose che si (intra)vedono in questa foto: quelle altre chitarre sullo sfondo (e le molte altre che qui non si vedono) sono praticamente passate tutte dalle vostre mani, per i motivi più disparati. Un cambio di pickup, una verniciatura, un assemblaggio, un potenziometro da cambiare, una consulenza… Ormai non ce n’è una che non sia stata vista e sistemata in via Corsico.
Ma ci sono alcune cose che nella foto non si vedono. Non bene almeno: è meglio che le spieghi.
Per capire la prima basta un po’ di intuizione. Si capisce che la mia vita è piena di strumenti: arrampicati uno sull’altro, strabordano da ogni dove. Sono strumenti – per lo più chitarre e per lo più elettriche – che ho sempre scelto per il loro suono, mai per il marchio. Diversi uno dall’altro, a volte desiderabilissimi anche per il loro aspetto, a volte strani e non così popolari. Ma tutti – per le mie orecchie – eccezionalmente sonori e amatissimi. Io non rivendo quel che scelgo per me: generalmente se compro una chitarra è per quel breve sempre che sarà la mia vita e le due o tre che ho dato via le piango come caduti in guerra.
Non si capisce però – da quella foto – che da qualche tempo ho detto basta. Basta perché al punto in cui mi trovo aggiungere uno strumento sarebbe solo replicare qualcosa che ho già. Basta perché è un po’ una malattia. Basta perché ci sono meno soldi. Basta perché è meglio tenere bene le cose che si hanno già e sfruttarle al meglio: suonarle!
L’ho detto e lo penso: sono convinto. Ero convinto anche quando – l’altro giorno – ero passato a ritirare la mia finta E175 di marca ignota ma di nobile suono che mi avete sistemato. Ero sicuro: non comprerò un’altra chitarra, pensavo.
Solo quel maledetto ritardo nel rimontare la mia chitarra (a volte, lo sapete benissimo, tocca aspettare quando si porta qualcosa da voi e va bene così), solo quell’attesa – “stai lì Bruno, dieci minuti ed è fatta” ha detto Luca – mi ha fatto imbracciare un paio delle chitarre appese alla parete. La seconda era questo strano oggetto, che sembra scolpito in un pezzo solo di legno e quasi lo è. “Korina”. Ha detto Daniele. Lo avevo visto solo in qualche vecchia Explorer. Manico incollato, due humbucker: una Les Paul travestita da qualcosa d’altro.
Non ci ho creduto subito. Mi ci è voluto un po’. Ho dovuto cambiare ampli e cercare di capire, cosa, cosa diamine mi stesse succedendo…
Non si capisce da quella foto quanto sono stato contento dell’offerta che mi avete fatto di portarla a casa per un paio di giorni e provarla meglio: avevo bisogno davvero di suonarla e risuonarla, e di valutare se quella cosa che sentivo fosse una cosa di un momento: la memoria acustica è labile, inganna. E una chitarra con le corde nuove, incontrata in un momento di fascinazione, può provocare seduzioni e tradimenti. Avevo bisogno come San Tommaso di staccarla, riattaccarla e riattaccarla ancora e confrontarla con tutte le mie chitarre che potevano richiamarne il suono
Di nuovo però basta un po’ di intuizione e si capisce tutto: perché se quella chitarra è ancora qui, a splendere di luce propria, un motivo c’è. È esattamente il motivo per cui vi mando questa foto e vi scrivo questa e-mail: Lei resta qui con me.
Tutto quel confrontare frenetico e ispirato mi ha fatto cambiare idea: non era vero il “Basta”, non del tutto. Non almeno per questo strumento che suona in questo modo pazzesco e che appena lo sfioro mi fa cascare in piena trance, conquistato dalla sua voce grande, profonda e chiara, come di un violoncello, dal suo sustain infinito e dalla qualità che sprigiona quando la accarezzo.
Lei resta qui: sarà mia. Domani passo e ci mettiamo d’accordo: ma Lei resta qui.
Grazie! ciao Bruno
La chitarra di Bruno è una Jacaranda JD interamente in korina. Manico incollato, tenone lungo, tastiera in palissandro e due humbucker Haeussel (AlNiCo 3 al manico e AlNiCo 5 al ponte). La abbiamo costruita senza committenza, perchè avevamo un bel pezzo di Korina in casa e volevamo avere una JD natural da mostrare. Aveva girato un paio di fiere, era stata anche a Francoforte, al MusikMesse. Poi era tornata ed era qui in negozio, in vetrina. Durante il Salone del Mobile – che attira nel quartiere di porta Genova un sacco di gente da tutto il mondo – abbiamo visto non pochi incollarsi al vetro per guardarla. Adesso però non c’è più: la trovate da Bruno. 🙂